“Ieri sera poco prima delle 22, nel reparto infermeria del carcere di Prato, un detenuto con problemi psichiatrici, ha sferrato un pugno al volto ad un Assistente Capo Coordinatore di Polizia Penitenziaria fratturandogli il setto nasale e rompendogli due denti”.
Lo comunica Donato Nolè Coordinatore Regionale FP CGIL Polizia Penitenziaria regione Toscana: “Il detenuto che ha ferito senza motivo il Poliziotto penitenziario, non era nuovo ad aggressioni al personale in servizio a Prato ed è uno di quei tanti detenuti con problemi psichiatrici dei quali né l’amministrazione penitenziaria, né il Servizio Sanitario Nazionale, riescono a gestire. Ne fanno le spese quasi sempre i Poliziotti penitenziari, spesso con ferite gravi come quest’ultima avvenuta nel carcere di Prato”.
Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “Abbiamo chiesto al capo del DAP Giovanni Russo di fornirci i dati statistici delle aggressioni che ogni giorno avvengono in carcere ai danni della Polizia Penitenziaria. Il DAP li chiama “eventi critici”, ma sarebbe più corretto ammettere che questi, come tanti altri episodi, sono attribuibili alle colpevoli condizioni organizzative in cui è lasciato il personale di polizia penitenziaria.
Sarebbe infatti ora che il DAP e il Ministero della Giustizia differenziassero i regimi di custodia dei detenuti in ragione delle differenti pene da espiare e delle condizioni di salute in cui versano.
In tal senso, la recente istituzione della carriera medica nell’ambito del Corpo di Polizia Penitenziaria rischia di essere l’ennesimo specchietto per le allodole se non é accompagnato da provvedimenti coerenti con il trasferimento delle competenze ai sistemi sanitari regionali e alla positiva collaborazione tra organi del DAP e rispettive aziende sanitarie sul territorio.
I poliziotti penitenziari fanno il loro dovere in condizioni precarie aggravate dai colpevoli ritardi dell’amministrazione nell’assicurare agli uomini e alle donne in divisa strumenti e formazione adeguati.
Il Ministro assuma con urgenza ogni iniziativa utile a liberare l’attività penitenziaria di quelle attività che già da tempo dovrebbero essere assicurate dalla responsabilità dei servizi sociosanitari sul territorio.
In caso contrario, DAP e Ministero, in quanto datori di lavoro inadempienti , dovrebbero rispondere in prima persona del continuo rischio dell’incolumità fisica dei propri dipendenti anziché proporsi di costituirsi “parte civile” in processi per i quali dovrebbero rispondere in altra veste.