Quello di Prato è il carcere con meno agenti di Polizia Penitenziaria in rapporto al numero di detenuti anche psichiatrici, anche assegnati da altre strutture dopo essersi resi protagonisti di disordini, anche collocati qui se arrestati a Pistoia e presto sarà lo stesso in caso di arresto ad Arezzo. Una situazione a cui l’organico di Polizia Penitenziaria in servizio, non può più far fronte.
È l’ennesima denuncia quella che arriva in queste ore dalla Funzione pubblica Cgil di categoria dopo che nel pomeriggio di ieri, venerdì 28 ottobre, alla casa circondariale hanno fatto tappa i rappresentanti nazionali del sindacato, Massimiliano Prestini e Mirko Manna, accompagnati dai colleghi regionali, Donato Nolè e Giulio Riccio. L’appello è al ministro della Giustizia, Nordio: “Aspettiamo che le sue preoccupazioni per le condizioni dei detenuti, vengano tradotte in interventi anche sulle condizioni di lavoro degli agenti”.
Non è solo la carenza di organico a finire nel mirino del sindacato: da un punto di vista strutturale e funzionale, il carcere mostra tutti i suoi anni e i suoi limiti. Un esempio: le scale di emergenza che servono ai detenuti di media sicurezza, sono inagibili da anni. “Insieme a questo – aggiungono i sindacalisti Cgil – i regimi penitenziari presenti, dall’alta alla media sicurezza fino ai collaboratori di giustizia, pregiudicano la sicurezza di detenuti e lavoratori se mancano garanzie anche strutturali”.
L’allarme: “Rispetto al passato notiamo passi in avanti nell’organizzazione del lavoro, grazie all’alta professionalità degli agenti. Ribadiamo però che nonostante carenze e problemi, l’amministrazione penitenziaria continua a sovraccaricare l’istituto. Serve subito rinforzare l’apparato degli agenti, anche in relazione ai detenuti che questo carcere riceve da Pistoia e presto anche da Arezzo. Impossibile pensare di aumentare solo i carichi di lavoro senza interventi che rafforzino il numero di chi lavora”.