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Carcere di Secondigliano: assegnazione detenuti collaboratori di giustizia con problemi psichiatrici

di Redazione
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Carcere di Napoli Secondigliano

Continuano a pervenire alla scrivente molteplici segnalazioni in merito alle assegnazioni presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano di numerosi detenuti appartenenti, in particolare al circuito collaboratori di giustizia, con evidenti disturbi psichici, la cui motivazione di ingresso in Istituto sembrerebbe essere “perché dotato di ATSM” o con “annesso ATSM”.
Nel merito, se è pur vero che la Casa circondariale di Secondigliano è dotata di articolazione di salute mentale, tale sezione detentiva, con soli 18 posti letto, non riguarda il circuito collaboratori, ma è dedicata al circuito “media sicurezza” e “alta sicurezza”.

Fermo restando che comunque l’assegnazione alla sezione ATSM è disciplinata da rigorose liste di attesa. È lapalissiano che, l’assenza di un presidio psichiatrico dedicato ai detenuti collaboratori, ha come conseguenza numerosi e gravi eventi critici che ricadono sulle spalle dei Poliziotti.

Nel ribadirle che gli Agenti di Polizia Penitenziaria non sono degli operatori sanitari, non hanno una preparazione per la gestione dei malati psichiatrici, il tutto determina una grave rischio per la sicurezza e la salute delle donne e degli uomini del Corpo.

Il continuare con l’assegnazione di tali soggetti, spesso violenti, comporta pregiudizio per la sicurezza degli operatori penitenziari e ostacola lo svolgimento delle quotidiane attività della sezione per collaboratori di giustizia presente presso la predetta Casa Circondariale. Negando a coloro che necessitano di particolare assistenza sanitaria di ricevere cure adeguate, nel rispetto del dettato costituzionale, per l’assenza di specialisti psichiatri e operatori sanitari riabilitatori. Atteso che la Conferenza Unificata del 26 febbraio 2015 ribadisce che la tutela della salute mentale segue il principio territoriale e che secondo quanto suggellato dal DPCM 1° aprile 2008 tutti i cittadini hanno diritto ad avere uguale assistenza sanitaria, non si comprende perché si continui in questa pratica di “turismo penitenziario” quando vi sono le strutture esterne presenti sul territorio di cui avvalersi, con il conseguente grave danno per l’Erario. Se quanto segnalatoci risulta corrispondere a verità La invitiamo, per il futuro, a cessare tale prassi al fine di salvaguardare la tutela della incolumità degli operatori penitenziari tutti e
soprattutto la salute di coloro che evidentemente necessitano di cure specifiche nel rispetto della normativa vigente.

Restiamo in attesa di un suo cortese quanto celere riscontro con riserva di ulteriori azioni

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