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Carcere di Terni: mancano 50 unità di Polizia Penitenziaria, sicurezza del personale a rischio

di Redazione
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Delegazione CGIL carcere di Terni

Mancano 50 unità di polizia penitenziaria, la sicurezza del personale a rischio”. Ennesimo grido di allarme sulla situazione del carcere di Terni. A rinnovare la necessità di attenzione è la Fp Cgil al termine di una visita che ha impegnato una delegazione del sindacato all’interno della casa circondariale di vocabolo Sabbione.

La delegazione era composta da Mirko Manna, coordinatore nazionale della Fp Cgil polizia penitenziaria, Giorgio Lucci, segretario nazionale della Fp Cgil polizia penitenziaria, Claine Montecchiani e Andrea Sciarrini per la segreteria locale della Fp Cgil polizia penitenziaria. la visita ha interessato alcuni luoghi di lavoro all’interno dell’Istituto detentivo ternano, con particolare attenzione al reparto di media sicurezza dopo i disordini del 16 e del 28 novembre che hanno coinvolto più poliziotti rimasti lesi. Al termine della visita si è tenuta un’assemblea con il personale di polizia penitenziaria.

“L’incontro – spiega una nota diffusa dal sindacato – finalizzato ad affrontare con i lavoratori le note criticità che affliggono l’istituto, ha permesso di definire una strategia di intervento condiviso con gli altri operatori penitenziari”. Sarà dunque “cura” della Fp Cgil polizia penitenziaria Terni, “vigilare a finché la sicurezza sul posto di lavoro sia prioritaria rispetto a temi come carcere e mala amministrazione”.

L’istituto ternano oggi conta 522 detenuti appratenti a reparti detentivi diversi: “Più di 200 ristretti appratenti al circuito di alta sicurezza 3 per i reati di cui all’art. 416 bis o associazione mafiosa anche internazionale (ad esempio mafia nigeriana, albanese) – entra nel dettaglio il sindacato – 309/90 produzione, traffico e detenzione di sostanza stupefacente, 9 appratenti al circuito di alta sicurezza 2 per i reati di terrorismo e sovversione all’ordine democratico nazionale ed internazionale (brigate rosse, estrema destra ed anarchici o di natura politico-religiosa con il rischio di radicalizzazione in carcere) nonché 29 soggetti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis per capi promotori appratenti alle consorterie criminali mafiose (Cosa Nostra, Stiddari, Ndrangheta, Sacra Corona Unita, Camorra, Mafia Capitale ed altro)”.

Alla luce di questa “geografia”, la Fp Cgil mette in guardia sulla “necessità, in considerazione della possibile infiltrazione criminali sul territorio ternano, di mantenere alti i livelli di prevenzione e sicurezza interni ed esterni, che rientra tra le garanzie e priorità chieste da questa sigla sindacale”.

Al contrario, Moreno Loretoni (Fp Cgil Umbria per la polizia penitenziaria) esprime “forti perplessità sulla sicurezza delle donne e degli uomini in divisa”, sottolineando che “il carcere ternano soffre ormai da anni di un’atavica carenza organica”.

Giorgio Lucci parla invece di “poca attenzione da parte dell’autorità dirigente regionale, Pierpaolo D’Andria, che sembra minimizzare gli eventi di cronaca avvenuti circa un mese fa” a fronte dei quali “ancora oggi più della meta dei soggetti rivoltosi identificati, siano ubicati nei reparti detentivi di Terni”.

Aggiunge Andrea Sciarrini: “Limitata considerazione ai diritti dei lavori è emersa nella struttura di Terni, ma non da parte del direttore o del comandante, ma dall’amministrazione regionale e quella nazionale. Un comportamento che mette a rischio la sicurezza sociale dei cittadini e delle donne e uomini della polizia penitenziaria. Una situazione inaccettabile.

“Servono immediati interventi che tutelino concretamente la sicurezza degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria – aggiungono Mirko Manna e Massimiliano Prestini della Fp Cgil nazionale – Abbiamo trovato un clima equilibrato tra linea di comando e personale che, nonostante la grave carenza organica, continua ad espletare il proprio mandato istituzionale con professionalità e dedizione. Chiederemo al capo del Dap Renoldi e al direttore generale del Personale Parisi l’immediata assegnazione di almeno 30 unità per sanare, quantomeno, l’organico previsto nel Pdc del 2017 che prevedeva nel penitenziario ternano 241 unità di polizia penitenziaria. Oggi, su 226 assegnati, vi è una forza presente di 203 unità, da cui si devono detrarre 15 unità destinate al Ntp, 30 impiegati a carica fissa e 26 distaccati in uscita, destinando al reparto detentivo circa 55 unità, con servizi che vengono accorpati, necessariamente, per la grave carenza organica”.

Conclude Manna: “Auspichiamo che il ministro Nordio, il viceministro Sisto e il sottosegretario Delmastro non aspettino il giorno di Natale per inviare personale: sono a rischio i diritti soggettivi dei lavoratori del corpo. La vita e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori della polizia penitenziaria devono essere al primo posto della nuova formazione del dicastero della giustizia”.

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