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Incendio nel carcere di Trento: quattro Poliziotte Penitenziarie intossicate per mancanza di dispositivi di protezione

di Redazione
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Carcere di Trento Spini Gardolo

Un atto di autolesionismo di una detenuta sarebbe all’origine di un incendio all’interno di una delle due sezioni femminili del carcere di Spini di Gardolo. Episodio che ha finito per coinvolgere pesantemente anche le quattro agenti intervenute. Queste ultime, infatti, sono dovute ricorrere al Pronto Soccorso dopo essere rimaste intossicate dai fumi prodotti dalla combustione avvenuta all’interno della cella.

Ma cosa avrebbe scatenato il drammatico tentativo della detenuta? Pare che all’origine del suo gesto vi sia un tentativo di protesta sfociato nell’incendio appiccato dalla stessa tra le mura della propria cella. Infatti, la donna, andata in escandescenza, avrebbe appiccato il fuoco alle lenzuola del proprio letto provocando una coltre di fumo. A quel punto sono intervenute le agenti che, proprio nel tentativo di portare in luogo sicuro la detenuta e di estinguere le fiamme sono rimaste intossicate dal fumo che si era addensato dentro il ristretto spazio della cella. Una volta trasportate al Pronto Soccorso hanno ricevuto una prognosi di 2 giorni mentre la detenuta riportava lievi conseguenze.

Gioacchino Ernandes, RLS e delegato FP CGIL, ci spiega che «le colleghe sono dovute intervenire a placare le fiamme con gli estintori ma senza poter contare sul necessario ausilio delle maschere antifumo che avrebbero protetto loro le vie respiratorie in questa spiacevole situazione. D’altronde – continua – non è una novità la mancanza dei DPI all’interno del carcere di Spini. Abbiamo denunciato più volte, in passato, la mancanza di tali dispositivi di sicurezza proprio perché consapevoli che tali episodi spiacevoli, purtroppo, possono verificarsi dentro una struttura complessa come lo è un istituto detentivo».

Sarebbe quindi bastato dotare gli agenti dei necessari dispositivi preventivi per limitare fortemente le conseguenze subite dalle 4 agenti. E dire che a Trento, già durante la rivolta carceraria del 2018, era emersa la necessità di sopperire alla carenza di tali dispositivi. Quello che emerge è quindi un quadro preoccupante che vede ancora una volta gli agenti esposti a rischi che potrebbero essere evitati con le giuste misure preventive.

«Se da un lato il fatto ha origini diverse degli ultimi episodi che abbiamo denunciato – interviene il Segretario Generale della FP CGIL Luigi Diaspro – permane un preoccupante comune denominatore che lega tutti gli episodi che si susseguono da ormai troppo tempo dentro l’istituto circondariale. Si tratta della persistente mancanza di sicurezza con la quale si trovano ad operare quotidianamente le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria».

«Infatti – continua Diaspro – una volta a causa di mancanza di personale, un’altra a causa di inadeguate strutture atte ad accogliere detenuti con problemi psichiatrici, adesso per mancanza di adeguati dispositivi di sicurezza, fatto sta che gli agenti continuano a lavorare in un luogo con evidenti carenze in tema di salute e sicurezza trovandosi non di rado in situazioni di pericolo. Tutto questo è inammissibile. Per questo continueremo a denunciare con forza tutte le carenze e a promuovere tutte le azioni di mobilitazione necessarie a sollecitare l’amministrazione carceraria affinché intervenga in fretta a eliminare tutte le carenze strutturali e di personale che stanno alla base dei continui episodi di violenza che si registrano».

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